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Perché hanno inventato Sanremo?

Non c’è bisogno di presentazioni “Perché Sanremo è Sanremo” recitava un vecchio jingle pubblicitario. È “il” festival per eccellenza, il momento in cui gli italiani da esperti di politica e allenatori di calcio diventano critici musicali. Durante la settimana di Sanremo tutto ruota intorno a Sanremo: polemiche, provocazioni, vallette, abiti e la musica è quasi un sottofondo. Tutto nella norma, perché scandalizzarsi ogni anno?

Sanremo è “lo specchio della nazione” ed è spesso oggetto di studio non tanto come fenomeno musicale, ma come fenomeno di costume e “specchio” di qualcos’altro. Raccontando i suoi 70 anni di vita si potrebbe raccontare l’Italia perché Sanremo è l’emblema della società italiana; la storia della Musica non è solo la storia delle opere, delle canzoni e dei grandi nomi: è la storia delle persone che hanno fatto, ascoltato e parlato di Musica.


Perché Sanremo è Sanremo?

Lo spiega molto bene Jacopo Tomatis nel suo libro “Storia culturale della canzone italiana” in cui racconta:

La canzone italiana così come la conosciamo – la sua “invenzione” – avviene nel corso di processi culturali più complessi, di cui Sanremo rappresenta uno dei più significativi snodi simbolici e dei quali la Rai e l’editoria musicale sono i principali attori.

Spesso si dimentica il sottotitolo del Festivàl e molte polemiche sono legate all’esclusione di determinati generi e alla “classicità” delle canzoni in gara, ma Sanremo è il festival della canzone italiana, anzi ha avuto un ruolo determinante nella costruzione dell’idea di canzone italiana che ci è familiare oggi.


Il primo articolo che il Radiocorriere ha dedicato a Sanremo nel 1951 alle porte della prima edizione lo descriveva proprio come un’iniziativa volta a valorizzare la canzone italiana «il cui intento principale è quello di promuovere un elevamento nel campo della musica leggera italiana, compatibilmente con i presupposti “popolari” propri del genere in se stesso. (…) Con una serie di iniziative, la Rai cerca appunto di promuovere la rinascita di uno spirito veramente attivo nella canzone italiana e l’acquisizione di una individualità spiccata, indirizzando in tal senso gli autori e gli editori musicali».

Il senso della manifestazione, come è noto, è quello di valorizzare ed elevare qualitativamente le espressioni della musica leggera del nostro paese.

Nunzio Filogamo, presentazione della seconda edizione del Festival di Sanremo, 1952

Quando nacque l’idea del Festival, Sanremo era mal ridotta: il teatro comunale era stato distrutto dalle bombe e c’era la voglia di tornare un’importante meta turistica iniziando con l’incrementare le visite nella stagione invernale. Siamo nel momento della ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale, il momento in cui il popolo doveva ritrovare gli ideali e il senso di patria che si era smarrito: aveva bisogno di una canzone che esprimesse tutto questo.

In quegli anni esisteva solo la radio, era la protagonista, e le canzoni diffuse divennero il simbolo della nostra società. Un senso di italianità che fonda le radici nei canti napoletani, nelle romanze ed è legata a filo doppio al “bel canto” della tradizione lirica.


Siamo riusciti a creare il tifo per la canzone

A riprova di come Sanremo nasca in un contesto di ripensamento generale delle politiche culturali della Rai, Jacopo Tomatis trova molti riferimenti in articoli di giornale e nelle rubriche radiofoniche dell’epoca in cui si parla molto spesso della volontà di valorizzare la musica leggera andando a recuperarne i suoi caratteri originari. Tutti indizi che suggeriscono come «il Festival nasca nel quadro di un progetto ben orchestrato da parte della Rai».

La nascita e il successo di una manifestazione come questa era un modo per la Rai di soddisfare la propria domanda di canzoni e rinforzare il controllo non solo sull’offerta, ma anche nei contenuti e nello stile.

La Rai era la maggior committente di musica leggera in Italia e per questo motivo il principale interlocutore dell’editoria musicale. Prima della Guerra l’Eiar (l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) non aveva un numero di adeguato di canzoni per la messa in onda e nel 1956 il problema era l’opposto: in Italia la produzione di canzoni era troppo abbondante, il successo di Sanremo aveva reso necessaria l’attivazione di concorsi per la selezione dei brani.

Il direttore del Casinò di Sanremo, Pier Bussetti, su domanda di Mario De Luigi nel 1953 sul successo delle prime edizioni commenterà alla stampa: «Siamo riusciti a creare il tifo per la canzone».

Grazie alla crescente domanda del pubblico nasceranno nuovi festival e concorsi; la stampa popolare inizierà ad occuparsi dei nuovi divi della musica leggera e “Sorrisi e canzoni” (al tempo “Sorrisi e canzoni d’Italia”) nel 1952 si aggiudica l’esclusiva sulla pubblicazione dei testi delle canzoni di Sanremo e insieme ad articoli di costume, gossip di star e jet-set, diventerà una delle riviste di maggior successo. Scrive Tomatis:

I mercati e le reti nazionali creati dai mass media in questi anni contribuiscono alla creazione di una “società italiana” quale comunità geografica percepita, diffondendo immagini (e, naturalmente, suoni) da tutta la nazione.

Come spesso dicono “l’Italia è una Repubblica fondata su Sanremo” e il resto è storia.

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2 Comments

  • Reply
    Marco
    7 Febbraio 2020 at 13:48

    Grazie! Interessante e originale

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