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Che tipo di ascoltatore sei?

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Ascolti davvero la musica? O la maggior parte delle volte la senti?

Tra sentire ed ascoltare c’è una grande differenza, non sono due sinonimi. “Sentire” è semplicemente l’atto di percepire un suono attraverso il nostro sistema uditivo; “ascoltare” invece prevede l’attenzione, pensare e ragionare su quanto si sente. Da qui nascono due macro-categorie in cui si può suddividere il modo in cui ci approcciamo alla musica: con un ascolto attivo o passivo.

  • L’ascolto passivo è l’ascolto distratto della musica oggi percepita come colonna sonora della vita: siamo abituati ad avere musica in sottofondo praticamente ovunque, in televisione, nei centri commerciali, alla radio, in auto, molti la “ascoltano” anche durante il lavoro o lo studio.
  • L’ascolto attivo richiede attenzione. Ci può essere chi ascolta tentando di capirne la tecnica, chi si interessa all’aspetto storico come la contestualizzazione del brano e­ del compositore, o chi cerca di comprenderne il messaggio e il valore in quanto mezzo di comunicazione.

Tra questi due mondi lontani esistono diverse sfumature, non è mai tutto bianco o nero! Una delle più note distinzioni delle diverse tipologie dei comportamenti musicali è quella stilata dal musicologo, sociologo, filosofo Theodor W. Adorno, prima delle sue dodici lezioni di Sociologia della Musica, pubblicate nel testo “Introduzione alla sociologia della musica” del 1962. Sono passati diversi anni, ma con i dovuti parallelismi è ancora molto valida.

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Sei tipologie ideali di ascoltatori che non pretendono di essere assolute, ma è uno schema utile all’indagine sociologica relativa al consumo della musica nella nostra società:


1. L’ESPERTO
Solitamente l’ascoltatore esperto è un musicista professionista, dotato di una preparazione tecnica che gli permette di comprendere le strutture musicali del brano. Non gli sfugge nulla e si rende conto in ogni istante di cosa sta ascoltando. Non è detto però che abbia la qualità e la capacità di intendere la musica come “linguaggio” nelle sue risonanze interiori e culturali.


2. IL BUON ASCOLTATORE
È in grado di percepire istintivamente la logica immanente della musica ed è in grado di coglierne il prestigio. Non è del tutto consapevole delle implicazioni tecniche e strutturali, le avverte in modo inconscio. «Capisce la musica all’incirca come uno capisce la propria lingua, anche se sa poco o niente della grammatica e della sintassi». 

3. IL CONSUMATORE DI CULTURA
Colleziona dischi, è informato su ogni particolare biografico e nozionistico, ascolta molto e in alcuni casi è insaziabile, va sempre ai concerti dando giudizi positivi o negati sulle esecuzioni. Rispetta la musica in quanto bene culturale, spesso come qualcosa che bisogna conoscere per il proprio prestigio sociale: tale atteggiamento va dalla sensazione di un serio impegno fino al volgare snobismo.

È l’uomo dell’apprezzamento, il piacere di ciò che la musica gli dà supera il piacere della musica stessa, intesa come opera d’arte che esige tutto il suo impegno. «Gli incutono rispetto la tecnica, il mezzo fine a se stesso, e in tal senso egli non è affatto lontano dall’ascolto massificato oggi diffuso. Però si atteggia a nemico della massa, a uomo d’élite». Conformista e convenzionalista è quasi sempre ostile alla nuova musica e infuria contro “questa robaccia”.


4. L’ASCOLTATORE EMOTIVO
Non vuole sapere nulla sulla musica e preferisce abbandonarsi al flusso sonoro. La musica ha una funzione liberatrice e diviene un mezzo in cui riversare le proprie emozioni o trarre emozioni di cui sente la mancanza. Ha reazioni emotive forti durante l’ascolto, ad esempio piange facilmente, ma si rifiuta di approfondire la conoscenza di ciò che sta ascoltando.

5. L’ASCOLTATORE RISENTITO
Si suddivide in due categorie: colui che ascolta solo musica preromantica disprezzando tutto il resto e il fan del Jazz. Sono esperti, ottusamente settari, vigilano sull’assoluta fedeltà esecutiva attenti che non ci si discosti dal minimo particolare alla ricerca di un ideale fine a se stesso. Il primo ama Bach e Vivaldi che ritiene immuni dalla mercificazione; il secondo polemizza contro il Jazz commerciale e la musica Leggera e non prende neppure in considerazione la musica classica o romantica.
Entrambi rimangono vincolati all’interno di un ambito molto ristretto e ignorano interi settori musicali che invece sarebbe importante conoscere.


6. CHI ASCOLTA MUSICA PER PASSATEMPO
È il gruppo più numeroso e dal punto di vista Sociologico quello di maggior importanza. Secondo Adorno: «l’ascoltatore per passatempo è l’oggetto dell’industria culturale, vuoi che questa gli si adegui, vuoi che sia lei stessa a crearlo o a metterlo in luce».
La musica per lui non è nesso significante, ogni critica o approfondimento gli è estraneo, è solo fonte di stimoli come per l’ascoltatore emotivo, ma il tutto è appiattito dal bisogno di musica intesa come comfort che aiuti a distrarsi. Ad esempio, si lascia sommergere dalla musica trasmessa dai mass-media come radio, cinema e televisione, senza ascoltare sul serio. Questo tipo di ascolto è paragonato all’atto di fumare: viene definito più dal disagio che si prova quando si spegne che dal godimento che si prova finché è accesa.


E tu, che tipo di ascoltatore sei?

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