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“Se telefonando” e la sirena della polizia di Marsiglia

Come creare una canzone italiana di successo? Semplice: il testo lo scrive Maurizio Costanzo con Gigho De Chiara, della musica ci pensa Ennio Morricone e poi la canta Mina. Aggiungeteci giusto quel guizzo di genialità e d’ispirazione, che può arrivare anche da una banalissima sirena della polizia di Marsiglia, e così è nata nel 1966 “Se telefonando”.

La storia di “Se telefonando” è una leggenda che si rincorre da anni, di cui recentemente ha dato conferma Maurizio Costanzo in persona durante un’intervista radiofonica. Racconta Costanzo che il pezzo è nato come sigla del programma Rai “Aria condizionata” spin-off della famosa trasmissione “Studio Uno”. De Chiara aveva lavorato con Morricone ad uno spettacolo teatrale e provò a chiedergli se volesse scriverne la musica e Morricone accettò. Così un giorno Costanzo si trovò a casa di De Chiara a lavorare sul pezzo, mentre Morricone era collegato con loro telefonicamente e qui il colpo di genio:

Morricone al telefono interveniva e diceva “Pensate alla sirena della polizia di Marsiglia”. Io ebbi la fortuna di dire la parola “telefono”, sostenendo con De Chiara che il telefono stava andando di moda in quegli anni. Nacque “Se telefonando”.

Maurizio Costanzo

Per quanto assurdo possa sembrare, lo spunto creativo di questa canzone indimenticabile nasce dal suono della sirene della polizia di Marsiglia sui cui Morricone basa la ripetizione del tema principale. Poche, semplici, note per creare un capolavoro. Come sia possibile lo spiega bene Rocco Tanica degli Elio e le Storie Tese in quest’intervista, esempio al pianoforte incluso, in cui descrive “Se telefonando” come un miracolo fatto di quattro note:


“Se telefonando” è una canzone molto difficile da eseguire vocalmente. L’eleganza e la maestria nella scrittura hanno permesso a Morricone di scrivere una strofa sola a cui segue un ritornello che insegue se stesso quasi all’infinito: un continuo crescendo musicale che riprende perfettamente l’emozione raccontata dal testo.

Chi poteva trovarsi a suo agio in questo labirinto melodico e dare la voce ad una delle canzoni pilastro della musica italiana? Maurizio Costanzo racconta come con fortuna siano riusciti a contattare Mina: si trovarono lui, De Chiara, Morricone, Mina e il suo impresario nel centro di produzione Rai di Via Teulada a Roma; Morricone si mise al pianoforte e suonò “Se telefonando”, un attimo dopo Mina chiese il testo e con una naturalezza che Costanzo racconta lasciò tutti i presenti stupiti, la cantò.

Mina chiese solo di apportare una piccola modifica al testo che nella versione originale recitava “poi nel buio la tua mano, d’improvviso sulla mia”, il verso poteva risultare ambiguo e fu cambiato con “poi nel buio le tue mani, d’improvviso sulle mie”.

Nell’estate del 1966 “Se telefonando” era in tutti i juke-box italiani. Era l’anno dei mondiali di calcio, quelli di Inghilterra- Germania 4 a 2 dopo i supplementari e sotto l’ombrellone questa breve storia d’amore consumata in una notte d’estate mette d’accordo giovani e “matusa”.

Mina – “Se telefonando” (1966)


Divenne subito un successo pubblicato nel nono album di Mina “Studio Uno 66”, la raccolta delle canzoni scritte per la quarta edizione della trasmissione televisiva “Studio Uno”, programma di varietà condotto da Mina stessa. La storia di “Se telefonando” non finisce qui, ma diviene anche un videoclip, o meglio un video pubblicitario per il Carosello, l’MTV ante litteram di quei tempi.

Mina era testimonial per la Barilla e girò diversi spot diretti dal geniale Pietro Gherardi, architetto, scenografo e costumista di Federico Fellini, vincitore di due premi Oscar per i costumi di “8 e mezzo” e “La Dolce Vita”. Gherardi ambienta le pubblicità Barilla in luoghi strani, non consueti per degli spot televisivi e fa indossare a Mina abiti molto particolari e tassativamente neri.

Il video di “Se telefonando” è stato girato sui tetti della stazione ferroviaria di Napoli ancora in costruzione. Sono immagini senza tempo, Mina è bellissima e indossa un abito meraviglioso quasi un’opera di architettura che la avvolge con delle spire a ricordare i fili del telefono.

Sarebbe solo un carosello per la pubblicità della pasta Barilla che recitava “B come buona cucina, B come Barilla”, ma la bellezza è tale da rendere questo e gli altri video di Gherardi dei mini-capolavori di stampo felliniano. Documentano l’Italia anni ’60, gli anni della ricostruzione, del boom economico, gli anni in cui l’Italia faceva sognare il mondo con il cinema, la musica e ovviamente… la pasta!

L’Archivio Storico Barilla li raccoglie tutti e potete riguardarli cliccando qui.

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