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Il “Blue Monday” che vi fa ballare

Da qualche anno parlando di “Blue Monday” ci si riferisce al lunedì più triste dell’anno che secondo uno studio dello psicologo Cliff Arnall, professore dell’Università di Cardiff, cade il terzo lunedì di Gennaio. Risultato di complessi calcoli tra l’estate lontana, le vacanze natalizie finite, la ripresa dell’attività lavorativa e un anno da affrontare.

Se si parla di “Blue Monday” nel mondo della musica non si può che pensare immediatamente ad un bellissimo pezzo che ha fatto la storia, lontano da queste deprimenti teorie e che sicuramente almeno una volta vi avrà fatto ballare.


“Blue Monday” è il più grande successo dei New Order che dal 1983 ha scalato le classifiche di mezzo mondo. Con oltre 3 milioni di copie vendute è diventato il singolo in 12 pollici più venduto di tutti i tempi e uno dei brani più influenti e simbolo della musica elettronica. Non male per un pezzo che nella versione originale dura 7 minuti e 23 secondi!

Siamo nell’Inghilterra anni ’80 e i New Order nascono dalle ceneri di un altro super gruppo, i Joy Division. Dopo la morte del frontman Ian Curtis, i componenti rimasti si riformarono come New Order: continuarono a mescolare post-punk ed elettronica allontanandosi dalle atmosfere più cupe e gotiche per abbracciare sonorità ballabili e diventarono uno dei più importanti gruppi di musica elettronica di sempre.

Blue Monday non è una canzone, è una sensazione, ma una volta che le persone sentono quel riff di batteria vanno fuori di testa. – Peter Hook, New Order

La storia di “Blue Monday” oggi si mescola tra mito e leggenda. In molti pensavano che il testo si riferisse alla morte di Ian Curtis, ma è stato smentito. Come è stato smentito il riferimento al conflitto per il controllo delle Isole Falkland. Potrebbe invece parlare di abuso di droghe, di una relazione conflittuale o delle persecuzioni sulle minoranze gay.

Di certo si sa che “Blue Monday” è nata dalla delusione data dal fatto che il pubblico ai concerti dei New Order non avesse mai chiesto un bis. Così pensarono a questo semplice pattern ritmato come riempitivo per permettere loro di ritornare sul palco, ma la storia si è evoluta e lo ha trasformato in una super hit.

La prima pubblicazione del singolo risale al 7 marzo 1983 ed è uscito in vinile 12 pollici dalla confezione particolarissima e costosissima. Era una perfetta riproduzione di un floppy disk 5¼” senza il nome del gruppo e nemmeno il titolo del singolo. Le informazioni erano contenute sul dorso in un codice crittografato formato da quadratini colorati che andavano decifrati con una legenda stampata sul retro dell’album “Power, Corruption & Lies”.

Tra le mille curiosità e storie che si rincorrono c’è anche un’accusa di plagio. “Blue Monday” è stato anche al centro di un forte dibattito: sembrerebbe essere una palese ripresa del brano “Gerry and the Holograms” pubblicato quattro anni prima dall’omonima band “Gerry and the Holograms” originaria di Manchester, proprio come i New Order.

Centinaia di persone mi hanno chiesto come mi sento per il fatto che i New Order si siano appropriati della nostra musica. A meno che non avessi vinto alla lotteria, non potevo permettermi di combattere una battaglia [legale]. È una situazione alla Davide contro Golia ad essere onesti. Non posso permettermi di avere un’opinione”. – John Scott, Gerry and the Holograms

Eccola qui:

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