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Gli Dei sono canti / il Silmarillion

Gli Dei sono canti. È il titolo del primo capitolo del libro di Marius Schneider “La musica primitiva” di cui vi ho parlato in questo articolo. Schneider, studioso di musica e mitologia, ha dedicato un’intera vita nel tentativo di ricomporre l’antichissima concezione del cosmo fondata sul suono attraverso una meticolosa analisi dei miti di origine delle più svariate tradizioni, visti innanzitutto come “potenze sonore”. Schneider ha osservato come tutte le volte che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione, un elemento acustico interviene nel momento decisivo dell’azione”.

E non poteva anche essere così anche nel mondo Fantasy creato dalla fantasia dello scrittore J.R.R. Tolkien. L’universo tolkieniano racconta storie di popoli con una loro mitologia, una letteratura e vere lingue inventate. I suoi libri, epici e fiabeschi, sono diventati dei fenomeni letterari e di costume di notevole portata ed hanno contribuito all’affermarsi del moderno immaginario Fantasy.

Quando si parla di J.R.R. Tolkien il pensiero non può che andare a “Il Signore degli Anelli”, “Lo Hobbit” e Il Silmarillion. Quest’ultimo, pubblicato quattro anni dopo la morte di Tolkien, racconta la creazione del mondo in cui si svolgeranno le vicende contenute negli altri libri, è una sorta di “bibbia” del mondo Fantasy. La cosmogonia creata da Tolkien si ispira, più o meno consapevolmente, a reali religioni e tradizioni e la musica non poteva che avere un ruolo centrale e fondamentale.

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Il Silmarillion inizia raccontando la creazione di Eä (il “Mondo che È”) ad opera di Eru, l’Uno. Eru per prima cosa creò dal suo pensiero gli Ainur, entità angeliche che attraverso il suono e il canto crebbero in consapevolezza e in armonia. Il progetto di Eru era quello di creare attraverso la Grande Musica un mondo in Armonia, ma Melkor, il più potente degli Ainur, si slegò dalla melodia col fine di accrescere il suo potere e il suo ego dando così origine al Male.

Non poteva esserci creazione più musicalmente epica e affascinante di questa.
Vi lascio i primi paragrafi, buona lettura!

Esisteva Eru, l’Uno, che in Arda è chiamato Ilùvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, i Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altro fosse creato.
Ed egli parlò loro, proponendo temi musicali; ed essi cantarono al suo cospetto, ed egli ne fu lieto. A lungo cantarono soltanto uno alla volta, o solo pochi insieme, mentre gli altri stavano ad ascoltare; ché ciascuno di essi penetrava soltanto quella parte della mente di Ilùvatar da cui proveniva, e crescevano lentamente nella comprensione dei loro fratelli.

Ma già solo ascoltando pervenivano a una comprensione più profonda, e s’accrescevano l’unisono e l’armonia. E accadde che Ilùvatar convocò tutti gli Ainur ed espose loro un possente tema, svelando cose più grandi e più magnifiche di quante ne avesse fino a quel momento rivelate; e la gloria dell’inizio e lo splendore della conclusione lasciarono stupiti gli Ainur, sì che si inchinarono davanti a Ilùvatar e stettero in silenzio.

Allora Ilùvatar disse: «Del tema che vi ho esposto, io voglio che voi adesso facciate, in congiunta armonia, una Grande Musica. E poiché vi ho accesi della Fiamma Imperitura, voi esibirete i vostri poteri nell’adornare il tema stesso, ciascuno con i propri pensieri e artifici, dove lo desideri. Io invece siederò in ascolto, contento del fatto che tramite vostro una grande bellezza sia ridesta in canto».

Allora la voce degli Ainur, quasi con arpe e liuti, e flauti e trombe, e viole e organi, quasi con innumerevoli cori che cantassero con parole, prese a plasmare il tema di Ilùvatar in una grande musica; e si levò un suono di melodie infinitamente avvicendantisi, conteste in armonia, che trascendevano l’udibile in profondità e altezza, e i luoghi della dimora di Ilùvatar ne erano riempiti a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spandevano nel Vuoto, ed esso non era vacuo.

Mai prima gli Ainur avevano prodotto una musica simile, benché sia stato detto che una ancora più grande sarà fatta al cospetto di Ilùvatar dai cori degli Ainur e dei Figli di Ilùvatar dopo la fine dei giorni. Allora i temi di Ilúvatar saranno eseguiti alla perfezione, assumendo Essere nel momento stesso in cui saranno emessi, ché tutti allora avranno compreso appieno quale sia il suo intento nella singola parte, e ciascuno conoscerà la comprensione di ognuno, e Ilúvatar conferirà ai loro pensieri il fuoco segreto, poiché sarà assai compiaciuto.

Ora però Ilúvatar sedeva ad ascoltare, e a lungo gli parve che andasse bene, perché nella musica non erano pecche. Ma, col progredire del tema, nel cuore di Melkor sorse l’idea di inserire trovate frutto della propria immaginazione, che non erano in accordo con il tema di Ilúvatar, ed egli con ciò intendeva accrescere la potenza e la gloria della parte assegnatagli.

A Melkor tra gli Ainur erano state concesse le massime doti di potenza e conoscenza, ed egli partecipava di tutti i doni dei suoi fratelli. Spesso se n’era andato da solo nei luoghi vuoti alla ricerca della Fiamma Imperitura, poiché grande era in lui il desiderio di porre in Essere cose sue proprie, e gli sembrava che Ilúvatar non tenesse da conto il Vuoto, e la vacuità di questo gli riusciva intollerabile.

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